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Classifica

  1. Paolo Bortolini

    Paolo Bortolini

    Curatore gestione dello studio


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  2. Emilio Corvino

    Emilio Corvino

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  3. Giorgio Balich

    Giorgio Balich

    Curatore Forum Sindacale


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  4. Mario Pagnanelli

    Mario Pagnanelli

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I contenuti con la più alta reputazione dal 07/07/24 in tutte le aree

  1. Un recente articolo sul caso clinico in oggetto: Tarquini G. Rigenerazione tissutale guidata su difetti intraossei profondi con anatomia complessa. Perio Tribune Italian Edition; 1/2025: 10-15
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  2. Introduzione: Come è noto, una diagnosi di parodontite richiede un minimo di "almeno due denti non contigui interessati da perdita di attacco interprossimale". Come affermato da Kornman nel 2019, questo requisito è stato incorporato nella nuova classificazione delle malattie parodontali e peri-implantari per ridurre al minimo i falsi positivi, ovvero per impedire false diagnosi di parodontite quando si è in presenza di lesioni parodontali isolate. La presenza di lesioni isolate - anche di grave entità - non diagnosticabili come parodontite è invece definita come "incidental attachment loss" o perdita di attacco incidentale. Questa definizione è stata introdotta anche in riconoscimento del fatto che la parodontite propriamente detta raramente colpisce solo un singolo dente: questo significa che - come detto prima - un paziente che presenta una perdita di attacco un singolo elemento dentario non dovrebbe essere diagnosticato come affetto da parodontite. Il punto è che, sebbene una lesione dovuta a perdita di attacco incidentale (che interessa quindi un singolo elemento dentario in una dentatura altrimenti intatta) possa essere attribuita a una causa diversa dalla parodontite (ad esempio, frattura della radice, denti del giudizio inclusi, lesione endodontica, ecc.) essa rappresenta in ogni caso un cosiddetto "locus minoris resistentiae", ovvero un fattore di rischio sito-specifico per un'ulteriore progressione della perdita di attacco in quel sito. Alla luce di ciò, il clinico dovrebbe in ogni caso stadiare la singola lesione in modo appropriato, descriverla ulteriormente come "localizzata" e trattarla secondo uno specifico protocollo chirurgico/non chirurgico: per quanto riguarda la terapia (che potrà essere di Fase 2 o Fase 3 a seconda della gravità della lesione stessa) ovviamente dipende dalle condizioni locali alla baseline. Di seguito, un caso clinico di incidental attachment loss a carico della radice distale dell'elemento 3.7 causata dalla presenza dell'elemento 3.8 ritenuto, poi successivamente estratto. La lesione sull'aspetto distale dell'elemento 3.7 è stata trattata secondo un approccio di tipo rigenerativo (GTR) mediante innesto osseo di origine eterologa e allocazione di una membrana di tipo riassorbibile. Conclusione: Alcuni pazienti presentano lesioni parodontali che non soddisfano i criteri diagnostici per la malattia parodontale: queste lesioni isolate sono definite come "incidental attachment loss" (o perdita di attacco incidentale) e sono generalmente associate a fratture dentali, malposizioni, danni causati sulla radice distale dei secondi molari dovuti alla presenza di terzi molari ritenuti, carie cervicali, lesioni endodontiche, ecc. I siti con una diagnosi clinica positiva per queste lesioni sono pertanto considerati siti a rischio per ulteriore perdita di attacco e devono essere trattati come qualsiasi sito parodontale. Per ulteriori approfondimenti: CLICK HERE
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  3. Interessante riferimento bibliografico riguardante l'eziologia multifattoriale dell'assenza di papilla interdentale (Sharma & Park, 2010). From: Sharma AA, Park JH. Esthetic considerations in interdental papilla: remediation and regeneration. J Esthet Restor Dent. 2010;(22):18-30.
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  4. Un esempio di come la cavitazione ultrasonica possa disgregare e rimuovere il biofilm batterico intorno a un impianto endosseo: un saluto Giacomo Tarquini
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  5. Un partecipato post sul forum fiscale di Odontoline.it di cui sono moderatore, mi ha fatto nuovamente toccare con mano la persistenza di incertezze sulla corretta gestione della “marca da bollo” da 1,81 euro da apporre sulle ricevute professionali di importo superiore a 77,47 euro, ai fini dell’assolvimento dell’”imposta di bollo” sui documenti secondo il dettato del DPR nr. 642 del 26/10/1972. Da tempo mi ripromettevo di offrire un approfondimento sull’argomento, e questa mi è sembrata l’occasione adatta. Chi è obbligato ad apporre la marca sulla ricevuta? Chi forma il documento, cioè il professionista. La marca da bollo sulla ricevuta è obbligatoria? Si. Sulle ricevute per prestazioni sanitarie che superano l’importo di 77,47 euro deve essere apposta la marca da 1,81 euro. Ricevute senza marca si dicono “irregolari”. La data della marca deve essere uguale a quella della ricevuta? No, può essere anche anteriore. Marche con data posteriore a quella della ricevuta la rendono “irregolare”. La marca va apposta anche sulla "copia conforme" di una ricevuta? Si. Come fare ad apporre la marca con data uguale o anteriore sulla "copia conforme" di una ricevuta? Su ogni "copia conforme", per Legge, occorre apporre una dichiarazione o timbro che attesti che quella è una copia e la data di rilascio della copia stessa, che diventa quindi la data di formazione del documento. Se la ricevuta è “irregolare” (marca omessa o con data posteriore), la ricevuta è valida? Si, rimane valida a tutti gli effetti civili e fiscali per il professionista e per il cliente, perché l’imposta di bollo incide sul documento in quanto tale e non sul suo contenuto: è il “documento” che è “irregolare”, non la ricevuta. Quando si deve apporre la marca sulla ricevuta? Al momento esatto della formazione del documento, l’imposta di bollo infatti è “dovuta fin dall’origine dei documenti”. Quindi appena stampata. La marca va apposta su una copia della ricevuta o su tutte? La marca va apposta solo sulla copia consegnata al cliente, che prende il nome di “originale”. Sulla copia trattenuta dal professionista conviene apporre un timbro con testo simile al seguente: “Bollo apposto sull’originale”. La marca da bollo va incollata sulla ricevuta e poi “annullata”? Va solo incollata, è autoadesiva. Non serve “annullarla”, cioè stampigliarla o sovrascriverla con una sigla per evitare venga riutilizzata, come si doveva fare prima dell’avvento dei c.d. “contrassegni telematici” (le attuali marche). Chi deve pagare la marca da bollo? La Legge non indica un “soggetto passivo” dell’imposta di bollo, e obbliga al suo pagamento sia chi partecipa alla formazione del documento o ne ha interesse (il professionista) sia chi lo accetta o ne fa uso (il cliente). E’ comunque legittimo, ma facoltativo, addebitare e richiedere al cliente il rimborso del costo della marca da bollo scrivendone l’importo nella stessa ricevuta in aggiunta a quello delle prestazioni rese. Il professionista può delegare al cliente l'apposizione della marca sulla ricevuta? No. In nessun caso e con alcuna particolare dicitura si pensasse di indicare sulla ricevuta. Qualsiasi patto fra le parti, professionista e cliente, rivolto a modificare le prescrizioni della Legge sull’imposta di bollo è nullo. Se non si mette la marca (omissione), c’è una sanzione? Si, una sanzione amministrativa da una a cinque volte l’importo della marca per ogni ricevuta “irregolare”, oltre all’importo della marca che sarà comunque dovuto. Se la marca ha data posteriore a quella della ricevuta, c’è sanzione? Si, la stessa sanzione amministrativa prevista per l’omissione. Si può regolarizzare una ricevuta senza marca? Si, recandosi con l’originale della ricevuta presso l’Agenzia delle Entrate. Se si fa entro 15 giorni dalla data della ricevuta, la sanzione sarà richiesta in ogni caso al professionista. Se si fa dopo, la sanzione sarà richiesta a chi ha presentato il documento e, se questi si rifiutasse, l’Agenzia delle Entrate la chiederà all’altro obbligato, in quanto responsabile “in solido”. Si può regolarizzare una ricevuta con marca recante data posteriore? Si, come per l’omessa apposizione. Chi deve pagare la sanzione? Se l’irregolarità, omissione o marca con data posteriore, viene sanata entro quindici giorni dalla data della ricevuta, la sanzione la deve pagare il professionista; oltre i quindici giorni, professionista e cliente sono solidalmente obbligati al pagamento. La Legge consente all’Erario l’avvio della riscossione coattiva in caso di mancato pagamento dell’imposta e/o delle sanzioni amministrative. C’è una scadenza per l’applicazione della sanzione? Si. Passati tre anni dalla data della ricevuta la sanzione non è più esigibile, ma la marca si. La spesa per le marche è deducibile dal reddito professionale? Si, in quanto l’imposta di bollo è un onere deducibile ai sensi del 1° comma dell’articolo 99 (ex 64) del Testo Unico delle imposte sui redditi. Il professionista può portare in deduzione dal reddito professionale il costo delle marche apposte sulle ricevute, purché dimostri di averne sostenuto lui il costo, cosa che risulterà dalla combinazione di due fatti: a) avere delle ricevute rilasciate dai rivenditori autorizzati a certificazione del loro possesso; b) emettere ricevute indicandovi solo il costo delle prestazioni rese al cliente e non quello della marca. Se l’importo della marca viene scritto sulla ricevuta, il costo non sarà più deducibile in quanto risulterà messo a carico del cliente. Sarà opportuno apporre in calce alla copia della ricevuta trattenuta dal professionista la scritta “Bollo sull’originale” o similari. Il cliente può detrarre la spesa per la marca dalla sua IRPEF? Si, purché il costo della marca sia stato aggiunto a quello delle prestazioni nella ricevuta e anche nel caso in cui non l’avesse pagato. Qualora ci fossero altre domande da soddisfare o richieste di approfondimento su quanto qui pubblicato, sarò lieto di offrire il mio contributo.
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  6. La triplice vascolarizzazione e' un aspetto anatomico molto importante e si riflette clinicamente sulla % di successo di questo intervento. Colgo l' occasione per evidenziare i rapporti che il BFP (Buccal Fat Pad) contrae con il dotto parotideo. La dissezione dovra' quindi essere estremamente cauta; per via tagliente limitatamente all' incisione del periostio e da li' in poi proseguira' rigorosamente per via smussa. L' incisione del periostio dovra' essere da principio limitata (Stajcic raccomanda un' incisione di 5 mm.) per poi estendersi progressivamente ovemai ce ne fosse bisogno. Questo allo scopo di evitare l' erniazione del BFP in cavita' orale. un saluto Giacomo Tarquini
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  7. Concordo in pieno. Questi sono gli interventi che mi piacciono. Altro che limo quattro denti e ci metto le capsule...
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