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  1. Paolo Bortolini

    Paolo Bortolini

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I contenuti con la più alta reputazione dal 08/23/24 in Risposte

  1. Introduzione: La Socket Shield Technique (SST) è una procedura chirurgica ideata per minimizzare il riassorbimento della teca ossea buccale negli impianti post-estrattivi immediati, soprattutto in zona estetica; il protocollo chirurgico prevede che una parte della radice del dente estratto, in particolare il versante vestibolare, sia intenzionalmente lasciata in sede per agire come una sorta di “scudo” a protezione dei tessuti ossei e molli circostanti. Questa tecnica ha l’obiettivo di ridurre al minimo il riassorbimento osseo e la recessione dei tessuti molli che possono verificarsi dopo un’estrazione dentale. Secondo la letteratura, la SST si è dimostrata efficace nel preservare l’architettura dei tessuti duri e molli nella regione anteriore del mascellare superiore (Davarpanah, COIR 2009; Hürzeler, J Clin Periodontol 2010; Bhagol, J Oral Med Oral Surg 2022). Tuttavia, possono occasionalmente manifestarsi alcuni insuccessi, come dimostrato nel presente caso clinico. DISCLAIMER: L’unico scopo di questo post è documentare un caso clinico di fallimento della SST, senza in alcun modo voler screditare la tecnica in sé o i suoi sostenitori. Conclusione: Il fallimento della SST ha causato un’infezione localizzata con conseguente riassorbimento osseo peri-implantare nella zona estetica. La rimozione del frammento radicolare infetto, la decontaminazione della superficie implantare mediante il dispositivo a cavitazione ultrasonica “PIEZOCLEAN by Dr. Giacomo Tarquini” e la successiva rigenerazione ossea mediante tecnica GBR hanno permesso di riparare il difetto osseo peri-implantare. Questo approccio ha evitato la necessità di rimuovere l’impianto infetto e tutte le potenziali conseguenze associate a tale procedura, incluse eventuali implicazioni medico-legali. PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI: CLICK HERE
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  2. Per fornire una risposta più accurata alle frequenti domande che ricevo riguardo al confronto tra la Socket Shield Technique (SST) e il posizionamento implantare immediato convenzionale con innesto osseo contestuale (CIIP), ho preparato un paio di tabelle riassuntive. Queste tabelle sintetizzano i principali risultati di alcuni tra gli studi più rilevanti sull’argomento, insieme a un albero decisionale clinico. Spero possano rappresentare uno strumento utile per orientarsi nella letteratura e guidare la pratica clinica quotidiana.
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  3. Un recente articolo sul caso clinico in oggetto: Tarquini G. Rigenerazione tissutale guidata su difetti intraossei profondi con anatomia complessa. Perio Tribune Italian Edition; 1/2025: 10-15
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  4. Introduzione: Come è noto, una diagnosi di parodontite richiede un minimo di "almeno due denti non contigui interessati da perdita di attacco interprossimale". Come affermato da Kornman nel 2019, questo requisito è stato incorporato nella nuova classificazione delle malattie parodontali e peri-implantari per ridurre al minimo i falsi positivi, ovvero per impedire false diagnosi di parodontite quando si è in presenza di lesioni parodontali isolate. La presenza di lesioni isolate - anche di grave entità - non diagnosticabili come parodontite è invece definita come "incidental attachment loss" o perdita di attacco incidentale. Questa definizione è stata introdotta anche in riconoscimento del fatto che la parodontite propriamente detta raramente colpisce solo un singolo dente: questo significa che - come detto prima - un paziente che presenta una perdita di attacco un singolo elemento dentario non dovrebbe essere diagnosticato come affetto da parodontite. Il punto è che, sebbene una lesione dovuta a perdita di attacco incidentale (che interessa quindi un singolo elemento dentario in una dentatura altrimenti intatta) possa essere attribuita a una causa diversa dalla parodontite (ad esempio, frattura della radice, denti del giudizio inclusi, lesione endodontica, ecc.) essa rappresenta in ogni caso un cosiddetto "locus minoris resistentiae", ovvero un fattore di rischio sito-specifico per un'ulteriore progressione della perdita di attacco in quel sito. Alla luce di ciò, il clinico dovrebbe in ogni caso stadiare la singola lesione in modo appropriato, descriverla ulteriormente come "localizzata" e trattarla secondo uno specifico protocollo chirurgico/non chirurgico: per quanto riguarda la terapia (che potrà essere di Fase 2 o Fase 3 a seconda della gravità della lesione stessa) ovviamente dipende dalle condizioni locali alla baseline. Di seguito, un caso clinico di incidental attachment loss a carico della radice distale dell'elemento 3.7 causata dalla presenza dell'elemento 3.8 ritenuto, poi successivamente estratto. La lesione sull'aspetto distale dell'elemento 3.7 è stata trattata secondo un approccio di tipo rigenerativo (GTR) mediante innesto osseo di origine eterologa e allocazione di una membrana di tipo riassorbibile. Conclusione: Alcuni pazienti presentano lesioni parodontali che non soddisfano i criteri diagnostici per la malattia parodontale: queste lesioni isolate sono definite come "incidental attachment loss" (o perdita di attacco incidentale) e sono generalmente associate a fratture dentali, malposizioni, danni causati sulla radice distale dei secondi molari dovuti alla presenza di terzi molari ritenuti, carie cervicali, lesioni endodontiche, ecc. I siti con una diagnosi clinica positiva per queste lesioni sono pertanto considerati siti a rischio per ulteriore perdita di attacco e devono essere trattati come qualsiasi sito parodontale. Per ulteriori approfondimenti: CLICK HERE
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  5. Interessante riferimento bibliografico riguardante l'eziologia multifattoriale dell'assenza di papilla interdentale (Sharma & Park, 2010). From: Sharma AA, Park JH. Esthetic considerations in interdental papilla: remediation and regeneration. J Esthet Restor Dent. 2010;(22):18-30.
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  6. Un esempio di come la cavitazione ultrasonica possa disgregare e rimuovere il biofilm batterico intorno a un impianto endosseo: un saluto Giacomo Tarquini
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  7. La triplice vascolarizzazione e' un aspetto anatomico molto importante e si riflette clinicamente sulla % di successo di questo intervento. Colgo l' occasione per evidenziare i rapporti che il BFP (Buccal Fat Pad) contrae con il dotto parotideo. La dissezione dovra' quindi essere estremamente cauta; per via tagliente limitatamente all' incisione del periostio e da li' in poi proseguira' rigorosamente per via smussa. L' incisione del periostio dovra' essere da principio limitata (Stajcic raccomanda un' incisione di 5 mm.) per poi estendersi progressivamente ovemai ce ne fosse bisogno. Questo allo scopo di evitare l' erniazione del BFP in cavita' orale. un saluto Giacomo Tarquini
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  8. Concordo in pieno. Questi sono gli interventi che mi piacciono. Altro che limo quattro denti e ci metto le capsule...
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